Sabbie…

La sabbia è la terra, è la linea di confine tra l’invisibile, inconscia profondità del mare e il prominente territorio del conscio. Segna le orme del tempo. Delimita il confine della marea cosmica, ovvero quel moto fra l’essere dinamico e la vuota immobilità. Dacchè gli esseri umani hanno cercato la terra, i castelli di sabbia hanno catturato l’immaginazione di bambini e adulti.
Joel Ryce-Menuhin

“IL GIOCO DELLA SABBIA E L’ EDUCAZIONE”

La sabbia

Un giorno mi è capitato di chiudere gli occhi e pensare di trovarmi in un luogo sereno, il mio posto sicuro dove poter trovare sollievo in quelle giornate che tolgono il fiato. Ho chiuso gli occhi ed ero li, bambina, in riva al mare a giocare con la sabbia…
Il simbolismo della sabbia trova le sue radice nella moltitudine dei suoi
granelli, nelle sue antiche origini e nel suo magico potere: essere liquida come l’acqua, pastosa come la terra, sfuggente come l’aria e abrasiva come il fuoco. E’ il frutto dell’opera millenaria dei venti e del mare, del loro rompere, erodere, frangere, sminuzzare.
E’ composta da granelli provenienti dai minerali più diversi e acquista colorazioni e consistenze variegate.
Qualsiasi oggetto penetra nella sabbia, i nostri piedi affondano lasciando una breve memoria del nostro cammino, le nostre mani giocano e costruiscono le più svariate forme, piccoli rastrelli in casalinghi giardini zen lasciano leggeri segni e ci rilassano creando un suono naturalmente sereno. Quando tocchiamo la sabbia tocchiamo il tempo, un tempo antico, contattiamo ciò che silenziosamente la natura ha fatto. Risvegliamo in noi, adulti o bambini, il “nostro tempo passato”, le prime cure ricevute, i primi contatti corporei, le prime sensazioni ed emozioni.
La sabbia è plastica, ci permette di creare lasciandoci guidare dall’istinto e
obbedisce prendendo la forma che decidiamo di darle. In quanto penetrabile e plastica rimanda al simbolo dell’utero, contenitore materno. Pensiamo al piacere che proviamo nelle lunghe passeggiate sul bagnasciuga , nello stenderci sulla sabbia calda, ad affondare nella sua soffice massa…tutto questo rimanda a quello che per la psicoanalisi è il regressus ad uterum. Cosa stiamo cercando? Che cosa vorremmo per noi? Pace. Sicurezza. Uno spazio tutto nostro dove i rumori si annullano e rimangono
solo i suoni. Rigenerarsi.
Sabbia: confine tra il terra e mare, tra utero materno, radici dell’umano e inconscio collettivo. Così come l’acqua bagna e trasforma la sabbia, il nostro inconscio lavora e si trasforma alla ricerca del sé in un reciproco e continuo contatto.
Tutto questo è la sabbia.

Perchè la sabbia?

La professione del rieducatore della scrittura, così come tante altre, richiede una messa in gioco diretta anche da parte dell’operatore. Sui testi e durante i corsi di formazione vengono proposte delle linee guida e degli strumenti cardine, di cui si è provata la funzionalità rispetto all’intervento. Nella pratica però ogni rieducatore metterà in gioco le proprie competenze anche in relazione ai propri interessi e le proprie conoscenze. Ci sarà chi suonando uno strumento musicale e avendo studiato musica, saprà meglio sfruttare questa conoscenza per lavorare sul ritmo e la motricità fine; ci saranno logopedisti che probabilmente potranno fare un lavoro più ampio; ci sarà chi ama dipingere e che sarà quindi in grado di fare molte più proposte in questo senso…
Creatività e fantasia. Credo siano due elementi base da tenere presenti nel
lavoro di grafoterapia, d’altronde capiterà quasi sempre di avere a che fare con i bambini e come si fa a negare la fantasia con loro?
Mi sono avvicinata alla sabbia alcuni anni fa lavorando in una scuola in cui era presente una sabbiera. Ho iniziato ad usarla come un gioco da fare con i ragazzi disabili e subito l’ho proposta durante il mio primo caso di rieducazione della scrittura, con lo scopo di migliorare la motricità fine. Il mio rapporto con la sabbia è andato poi crescendo, ora sono una psicoterapeuta in formazione specializzata nella Sand Play Therapy e ho ampliato l’uso della sabbia sia nella pratica clinica che nella rieducazione della scrittura.
Non è lo scopo di questa dispensa presentare la tecnica psicoterapeutica di
Sand Play Therapy, ma credo valga la pena farne un piccolo accenno storico, poiché questo potrebbe aiutare nel comprenderne la magia. La nascita della metodologia del gioco della sabbia viene attribuita all’analista junghiana, paziente e allieva di Jung,
Dora Kalff. La Kalff frequentò per due anni (1955-1956) a Londra l’Istituto di Psicologia Infantile di Margaret Lowenfeld, qui apprese la sua tecnica “il gioco del mondo” (1935) che usava per la terapia dei bambini. Dora Kalff colse le potenzialità trasformative del metodo e intuì che il materiale del “Gioco del Mondo” avrebbe potuto essere usato oltre che per dare corpo all’inconscio infantile, anche per “contattare quel mondo intrapsichico arcaico e transpersonale, teorizzato da Jung e a cui i bambini sono ancora così vicini durante i loro giochi.” (Marinucci, 2003).
L’analista svizzera, incoraggiata dallo stesso Jung, modificò alcuni aspetti del “Gioco del Mondo” e cominciò a sviluppare la base teorica, sulla base della psicologia analitica junghiana, di quella che sarebbe divenuta la Sand Play Therapy.
Nel 1985 fondò la International Society of Sand Play Therapy nell’intento di sancire il metodo, e di promuovere la ricerca sul Gioco della Sabbia e sul processo di guarigione ad esso collegato. Successivamente accolse molti giovani psicologi nella sua abitazione a Zollikon (Svizzera), dove svolgeva la sua attività privata, formativa e clinica. Oggi molti di quei giovani studenti formano il gruppo italiano dell’Associazione della Sand Play Therapy (AISPT).

La sabbia e la rieducazione della scrittura

La mia vuole essere una proposta. Disponendo nel mio studio di una sabbiera, dalla quale tutti i bambini sono attratti, ho iniziato ad usare la sabbia nella rieducazione della scrittura. Credo si tratti di un ulteriore strumento di cui noi grafoterapeuti potremmo disporre nella pratica lavorativa. In questa dispensa cercherò di offrire alcuni esempi dell’utilizzo che se ne può fare, non perdendo di vista però il fatto che ogni intervento è diverso dall’altro, così come ogni rieducatore lavorerà portando un po’ di sé nella relazione con il paziente.

Sabbia: come e dove?

Considerato il valore simbolico della sabbia, non credo possa essere sostituita da altro materiale. La sabbia, che può tranquillamente essere acquistata a poco prezzo nei centri specializzati in edilizia e giardinaggio, va posta in un contenitore facilmente raggiungibile dal bambino. Tale contenitore non deve rispondere necessariamente alle regole rintracciabili per la Sand Play Therapy, avendo in rieducazione una finalità differente. Può essere di legno, plastica o metallo, ma comunque di almeno 50/60 cm x 60/70 cm, in modo da permettere l’esecuzione sciolta e libera di alcuni esercizi. Ritengo importante non presentare al bambino strumenti atti alla lavorazione della sabbia (rastrello, paletta…) che precluderebbero
l’uso delle mani; mentre credo che possa essere d’aiuto avere a disposizione dell’acqua, sia per poter bagnare la sabbia che per potersi eventualmente sciacquare le mani. Le mani sono lo strumento principale nell’atto scrittorio e nel gioco della sabbia, eleminare questo connubio, comporterebbe la perdita di un aspetto importante dell’uso della sabbia in rieducazione.
Nella mia pratica, ho l’abitudine di fotografare, previo consenso da parte dei genitori, il lavoro dei bambini nella sabbia, in quanto mi può fornire del materiale che altrimenti andrebbe perso al successivo utilizzo della stessa.

Possibili applicazioni nella “rieducazione” della scrittura

La mia idea è che la sabbia possa essere usata in quasi tutti i momenti della
“rieducazione”. In genere durante il trattamento si parte da esercizi svolti in verticale (lavagna, foglio appeso al muro..), passando da fogli grandi a fogli piccoli; anche gli strumenti grafici vengono proposti con un ordine e con un obiettivo. In questo contesto la sabbia potrebbe rappresentare in quanto elemento simbolicamente arcaico, il primo approccio utilizzabile. Per rendere più chiara l’esposizione, suddividerò le mie proposte sulla base di “macro-momenti” caratterizzanti un percorso di “rieducazione” della scrittura.

Rilassamento, ritmo e respirazione

Si tratta di un momento particolarmente importante, in ogni seduta di
rieducazione. Nella sabbia è possibile proporre grandi tracciati scivolati, così come vengono fatti su un foglio. Se ne può proporre l’esecuzione con il dito, con la mano, con un legnetto (usato come fosse una penna).
Ad occhi aperti o chiusi, il suono della sabbia che si muove e la sensazione che questa da su polso e avambraccio guidano il gesto nella sua esecuzione.
E’ possibile lavorare nella sabbia su ritmo e suoni, gli esercizi sono svariati,
dall’esecuzione di forme di prescrittura con tempi precisi, al battito delle mani sulla sabbia.

Figura 1: impronta di polso e avambraccio
Figura 2: inizio di tracciato scivolato con l’utilizzo di un legnetto come se fosse uno strumento grafico

La forma

Il lavoro sulla forma delle lettere con la sabbia da grande spazio alla fantasia del rieducatore, propongo alcune immagini senza dilungarmi troppo sugli aspetti tecnici.
Si tenga presente che “sentire” le forme e giocarci può aumentarne
l’interiorizzazione.

Figura 4: sono state eseguite le lettere dell’alfabeto utilizzando un bastoncino come se fosse ua penna curando in modo particolare la forma.
Figura 5: l’esercizio inizia con l’esecuzione del cerchio con il dito indice. Viene poi ripassato in modo da creare una ad una tutte le lettere dell’alfabeto corsivo che da esso traggono origine. Dopo averle osservate il bambino ha svolto lo stesso esercizio assegnando un oggetto ad ogni lettera e posizionandoli sulle forme precedentemente tracciate sulla sabbia. La gratificazione derivante dall’oggettiva qualità estetica del lavoro incide sulla motivazione del bambino. L’esercizio poi è proseguito con l’utilizzo dei pennelli e di un foglio appeso al muro, con lo scopo di interiorizzare e affinare il gesto.
Figura 6: il bambino Figura 6: il bambino ha eseguito una grande “m” corsiva con il dito, successivamente l’ha costruita con la sabbia seguendo il percorso precedentemente tracciato. Dopo averla osservata ha voluto delimitarne i confini con dei pastelli colorati andando a rifinire meglio la forma.ha eseguito una grande “m” corsiva con il dito, successivamente l’ha costruita con la sabbia seguendo il percorso precedentemente tracciato. Dopo averla osservata ha voluto delimitarne i confini con dei pastelli colorati andando a rifinire meglio la forma.
Figura 7: dopo aver scritto alcune lettere sulla sabbia con l’ausilio di un bastoncino, il bambino ha lavorato sulla forma utilizzando dei sassolini.

La prescrittura

I classici esercizi di prescrittura, alla base della corretta esecuzione delle varie forme grafiche, possono essere proposti fin dall’inizio sulla sabbia. In genere comincio con il farli eseguire con il dito, poi con un legnetto.

Figura 8: esecuzione di forme legate di prescrittura
Figura 9: esecuzione di forme legate di prescrittura
Figura 10: esecuzione di forme legate di prescrittura

La motricità fine

La sabbia si presta benissimo a tutta una serie di attività/gioco che possono venire in aiuto per lavorare sulla motricità fine ed il controllo del gesto. Alcuni esempi possono essere: la costruzione di forme, il gioco delle biglie, lo scivolamento di una pallina sulla sabbia o il semplice impasto.

Figura 11: il bambino ha costruito con cura una spirale servendosi solo delle sue mani e dell’acqua.
Figura 12: dopo aver eseguito nella sabbia una spirale ed averla ripassata più volte, il bambino ha realizzato una ista delle biglie, compresa di ostacoli, sulla quale abbiamo giocato.

Velocità e pressione

Lasciare un orma sulla sabbia è un’esperienza che accomuna tutti. Una mano sprofonda nella sabbia e subito dopo la accarezza, un dito incide con energia una lettera mentre poi la copia sfiorando soltanto la superficie. Questo è un esempio di come venga resa chiaramente nella sabbia la differenza tra calcato e leggero…Rispetto alla velocità si possono proporre esecuzioni di tracciati a velocità ritmata, crescete o decrescente, ma si può anche partire dal concetto stesso di velocità facendo una gara con le macchinine dopo aver costruito con le mani il percorso.

Figura 13: esecuzione di semplici forme curve prima leggere, poi calcate.
Figura 14: esecuzione di forme prescritturali a velocità crescente.

Conclusioni

Mi auguro di aver trasmesso la curiosità di sperimentare questo strumento, ulteriore possibilità di lavoro con la scrittura. La sabbiera non è solo una “lavagna” orizzontale, è un modo diverso, e in un certo senso più profondo, di approcciare alla scrittura e a tutti gli elementi che ne rendono possibile una buona esecuzione.
Lascio spazio alla fantasia e alla creatività di ogni rieducatore.

Dott.ssa Irene Bellini