Sono nata a Viareggio al mitico ospedale Tabarracci l’11 novembre del 1963 e ho vissuto la mia vita prevalentemente in Versilia, ambiente che ha caratterizzato e strutturato la mia percezione ambientale. Ho trascorso l’infanzia a Piano di Mommio girovagando libera fra la mitica “Buca delle fate” e “Il Casone” in compagnia dell’amica Primetta e di mio fratello Stefano.
L’esperienza dell’infanzia ha caratterizzato l’approccio alla vita, un approccio spontaneo e vissuto con la partecipazione alla vita contadina.
Io e mio fratello eravamo i figli della maestra del paese e rispetto ai compagni che erano figli di operai e contadini venivamo visti come i figli del dottore e del farmacista, appartenenti a una ”specie” più “fighetta” e così si scatenava in me la voglia di essere come gli altri ragazzi che giravano per i campi a piedi nudi e stavano in casa senza il grembiulino. Il grembiulino, che lotta per non essere ogni mattina strutturata dentro il grembiulino sia in quello scolastico , nero e con fiocco rosa che in quello a quadratini che mi aspettava a casa.
La buca delle fate come la pineta sono state lo scenario di vita prima del fatidico 1 maggio 1973, uno scenario con tinte chiare e scure ma certamente vissute con il sentimento del Mito, del mito delle origini che si arricchiva in estate anche dell’ambiente montano di Fibbiano, il luogo da dove proveniva la mia famiglia. Da Fibbiano Montanino discendono entrambe le linee familiari sia materna che paterna. Tutto era incantato fino al giorno in cui morì mio padre, appunto il primo maggio 1973. Morire a 37 anni il primo maggio ha un significato a lettere di fuoco come lo sfavillare indelebile nella memoria delle bandiere rosse che sventolavano imponenti sul viale Margherita durante le contestazioni e i cortei che io da bambina di 9 anni guardavo con uno sguardo fra l’ inqueto e il curioso.
Arrivarono poi i sapori e i temi degli anni settanta e stavo crescendo con un odore di cimitero che mi accompagnava sordo mentre cercavo di aprirmi alla vita. La vita mi veniva incontro e sbucavo adolescente “ribelle” felice e scontenta e sicuramente curiosa della vita che stavano vivendo i ragazzi “grandi” che si vestivano con vestiti pittoreschi e scorrazzavano senza timore in autostop. I mitici giri in autostop che io e le mie amiche quindicenni “osavamo” per tutta la Versilia soprattutto per arrivare velocemente alle discoteche del Linus e del Cavalluccio dove c’erano i ragazzi più grandi che avendo qualche anno in più potevano gustarsi pienamente la vitalità degli anni settanta. Ero incantata dai racconti dei viaggi in nord Europa, verso l’estero, ero piccola non potevo andare, viaggiare come facevano loro e allora mi incantavo ad ascoltare i racconti delle loro “gesta” e in sella del mio Ciao bianco mi spostavo cercando di immaginare con il vento nei capelli il bianco delle scogliere di Dover dove stava viaggiando in moto il ragazzo con i ricci e le espardilles sdrucite di cui mi ero innamorata. Nel 1976 frequentavo le magistrali, le Mantellate a Viareggio e ricordo come se fosse ora l’odore del pesce de saliva dalle pescherie lungo il canale della Burlamacca. Alle Magistrali ho incontrato la professoressa Paola Martinelli che ha destato in me adolescente l’amore per la letteratura e la psicoanalisi. Che potenza la Paola! Una forza chiara e decisa in cui mi sono riconosciuta, un amore per la conoscenza che si è incarnato in una relazione concreta e che ha funzionato da canalizzatore e trasformatore della mia energia di ragazzina ribelle. La Ragazzina che anelava alla libertà che in modo anarchico voleva crescere si trasformò in una persona che ricercava in modo consapevole la sua strada.
E la poesia divenne la via regia che ancora mi conduce verso l’individuazione della mia soggettività femminile. Trovare una stabilità affettiva era importante per riuscire a studiare ed essere creativa e fù così che giovanissima, incominciai a dedicarmi allo studio della psicoanalisi. La riflessione psicoanalitica mi apriva costantemente finestre sul mondo, su un mondo sia interiore che sociale e le relazioni intersoggettive costituivano un grosso punto di riferimento. La stabilità affettiva si incarnò momentaneamente nella relazione che ebbi con Enrico, il padre di mia figlia Chiara. Ci sposammo il 4 settembre 1982 e Chiara nacque a Giugno dell’anno successivo. La nascita di Chiara fu prematura in tutti i sensi e portò con sé il risveglio del Daimon che si era un po’ assopito. Nel 1982 mi ero iscritta a Materie letterarie nella facoltà di Magistero a Firenze e contemporaneamente lavoravo per mantenermi agli studi e la mia vita era un fermento, ero una giovane mamma che si dibatteva fra famiglia, lavoro e studio. Era fortissimo in me il sentimento di affermazione della soggettività femminile e in questo periodo ho incontrato il pensiero di Pavese e si è fatta forte la riflessione sul Mito. Il 14 Novembre del1989 mi sono Laureata con 110 in Materie letterarie con una tesi sul Mito in Cesare Pavese. L’incontro con il pensiero di Pavese mi permise di entrare in contatto con il pensiero di Jung e dopo poco che ero laureata conobbi tramite Giorgia Moretti il pensiero di Silvia Montefoschi che era stata colei che aveva portato in modo nuovo, declinato al femminile il pensiero di Jung in Italia.
Nel 1989 intraprendo il percorso di formazione analitica con Giorgia e poi con Silvia Montefoschi quando quest’ultima si trasferì da Milano a Sarzana. Il lavoro intenso di riflessione psicoanalitico mi ha accompagnato e mi accompagna fino a oggi, è un percorso attivo che non manda mai in vacanza poiché come diceva Silvia Montefoschi corrisponde all’amore per la vita. D’allora la mia formazione come ricercatrice è continuata e si è sviluppata in molteplici direzioni.
Nell’ aprile del 1991 ho incontrato il padre di mio figlio, il giornalista Lawrence Thomas Martinelli al quale devo, la scoperta del mondo del fumetto e del grafic novel, ma soprattuto il grande dono della presenza di Nicolò. Il 17 Novembre del 1993 nacque Nico, si materializzò nella mia esistenza con una presenza forte e meravigliosa che continua a incantarmi con la sua generosa e incondizionata partecipazione alla vita delle persone, lavorando attivamente, per rendere concrete le pari opportunità che prevede la nostra bella costituzione.
Il 1993 fu un anno di svolta, entrai di ruolo nella scuola Primaria e si concluse così il periodo di esplorazione lavorativa nelle varie direzioni che mi si offrivano, nella lotta di ricerca dell’autonomia economica che era fondamentale per la mia sopravvivenza.
Nel 1999 conseguì il Master triennale in Pedagogia clinica presso l’Isfar di Firenze e per diversi anni dal 1999 al 2004 ho gestito nella scuola primaria di Massarosa 2 il servizio di Pedagogia clinica rivoto ai docenti, agli studenti e ai genitori che in un’epoca dove non erano ancora riconosciuti i disturbi di apprendimento, aveva come scopo prevalente quello del riconoscimento precoce delle difficoltà scolastiche. Nel 2000 intrapresi la ricerca e la sperimentazione di un modello di riconoscimento e gestione dell’Adhd e della Dislessia e cominciò la collaborazione con L’università Cattolica di Milano, con le prof.sse Rosa Angela Fabio e Olga Liverta Sempio. Nel 2002 Diventai collaboratrice dell’unità di ricerca di Teoria della mente dell’Unicatt gestita dalle Prof.sse Olga Liverta Sempio e Antonella Marchetti e dal 2004 frequentai il dottorato di Persona sviluppo e apprendimento a Milano e lo consegui nel 2007 con una tesi sullo sviluppo della teoria della mente. Terminato il dottorato a Milano passai a lavorare alla scuola media dove insegnavo lettere e mi occupavo di prevenzione del disagio scolastico. Nel 2010 iniziai il dottorato di Neuroscienze presso l’università di Modena-Reggio Emilia approfondendo la ricerca sulla teoria della mente nell’arco di vita. Dal 2012 sono responsabile del corso serale dell’ Isi Marconi di Viareggio dove insegno lettere e lavoro con studenti che coprono tutto l’arco di vita. Nel 2013 ho pubblicato il primo libro di poesie “Lettere al secondo cuore” e nel 2018 il secondo libro “Le radici nello specchio” entrambi editi dall’editore Giovane Holden. Sono presidente del premio letterario promosso dalla Giovane Holden “Streghe e vampiri”.
Attualmente sul piano della ricerca poetica e narrativa sto lavorando a un progetto di ricerca che coniuga la psicologia della narrazione allo sviluppo del Sé. Mi sto occupando di narrazione, teoria dell’attaccamento e teoria della mente.
Che cosa è la teoria della mente?
La capacità di leggere la mente dell’altro e chiaramente nel mio lavoro questo studio è declinato in relazione con la dimensione degli affetti e della relazione.
Da due anni conduco assieme al collega Psicologo dott. Aurelio Gammella il progetto “Belli ma non Bulli” alle Grazie frazione di Portovenere (SP) in sinergia con l’amministrazione comunale e l’istituto Comprensivo di Portovenere. Attraverso questo progetto ci occupiamo della prevenzione del bullismo e della promozione e realizzazione di una cultura e di una pratica della relazione consapevole e cooperativa.