Oltre l’Anthropos alla fine dell’Anthropocene…

In questa prima domenica di primavera è calato  un sentimento di post apocalissi!

Si sente nell’aria , nella consistenza dei suoni e nel silenzio.

La natura risplende ed è sovrana, va oltre noi, oltre le nostre ansie, paure e angosce, oltre l’anthropocene così come lo abbiamo conosciuto prima…

Oltre l’anthropocene, oltre il mondo che considerava l’homo sapiens  sapiens, narcisisticamente il centro  dell’evoluzione dell’intelligenza nell’universo. Sicuramente al di la della forma fisica e sociale in cui abbiamo vissuto  il palesarsi provvisorio della nostra esistenza, la vita nella suo inesauribile slancio vitale ci indica una strada , una possibile uscita dal tunnel.

Ascoltiamo il silenzio… quando tutto tace perché tutto c’è già stato, perché ciò che immaginavamo ha superato l’immaginazione e ci troviamo nudi ad ascoltare il silenzio e  la voce del pensiero che attraversa la nostra mente .

Lo sapevamo che eravamo, che siamo, in equilibrio precario con data di scadenza ma non ci importava, volevamo ancora sfuggire, chi con l’ironia e chi con le lacrime. Ma oggi in questa prima domenica di primavera siamo tutti connessi ad osservare come va a finire…

Sicuramente finisce.. finisce un modo egoista.. e comunque sia, nel sole che brilla sul mare vuoto, nel desertico cinguettio del bosco, l’ego ha gettato la maschera compagno  della falsa coscienza, del buonismo di circostanza e della prevaricazione sull’altro..

Tanti gusci vuoti, seminati sul sentiero luminoso di prati verdi, fioriti di giallo.

Siamo tutti in ascolto, alla scoperta interiore  di un nuovo modo di essere e di pensare che sorge limpido dal nostro animo, dalla profondità vitale dell’intelligenza creatrice. Osserviamo miti le maschere che ci lasciamo alle spalle, le modalità di cera, le pantomime di Essere e la ridondanza soffocante delle nostre parole che spesso risuonano vuote e di circostanza …Tutto è nudo… le Maschere dell’identità sociale sono accartocciate come foglie riarse.

Ci siamo svegliati tutti, almeno in tanti allo  filare delle bare sui camion dell’esercito, eloquenti più di ogni discorso.

Lo smaltimento dei cadaveri evoca un linguaggio nitido come le fosse comuni di  Auschwitz…

La nostra cultura occidentale ha  occultato  con tutto il suo parlare e consumare  l’evidenza della vita, la morte. Ma la morte,  non può essere occultata e negata, essa si  si riprende sempre  la rivincita e più si nega e più si corre il rischio di rimanere scioccati, di perdere la lucidità della ragione. Abbiamo collettivamente esorcizzato la morte con il suo occultamento, con la religione del consumismo, della produzione senza sosta e del sacrificio della nostra umanità.

In questa sosta forzata ritroviamo il contatto con quello che è Essenziale e cosa ritroviamo, dove ci ritroviamo?

Ciascuno sa di se, del proprio mutamento interiore, non ci sono maestri che indicano una strada, che propongono da illuminati  una via d’uscita perché ciascuno ha da trovare la propria uscita, la propria valutazione, il proprio equilibrio. Gli angeli siamo noi, quando lavoriamo senza sosta per noi stessi e per gli altri, siamo noi che stiamo cercando una strada che ci porti in salvo come   pionieri dell’universo…oltre l’Anthropos e in questo Nietzsche non aveva poi sbagliato.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *