Girando sul Facebook, spesso guardo la pagina di Vittorio Gallese e stasera ho trovato l’articolo pubblicato sulla rivista Doppiozero : “Che cosa è la salute mentale?” e Così è partito il ragionamento…
Le riflessioni di Romano Màdera, Massimo Recalcati, Nicole Janigro, Vittorio Lingiardi, Laura Pigozzi, Pietro Barbetta e Paolo Migone, nell’articolo di Doppiozero sul tema della salute mentale, offrono una prospettiva ricca e sfaccettata su un argomento complesso e spesso controverso. Dalle loro voci emergono non solo la difficoltà di definire cosa significhi “essere sani di mente”, ma anche l’importanza di considerare fattori come la neurodiversità e l’influenza del contesto sociale e ambientale.
L’importanza della neurodiversità
La neurodiversità, concetto che riconosce la varietà delle manifestazioni neurologiche come espressioni naturali della condizione umana, si rivela cruciale nelle riflessioni di Recalcati e Migone. Recalcati, ad esempio, critica l’ideale di “normalità” come adattamento privo di sintomi, suggerendo che l’insistenza su una presunta “sanità mentale” universale possa portare alla patologizzazione dell’individualità. Questo punto di vista invita a riconoscere la salute mentale come un insieme di esperienze che non devono essere conformate a un modello statico, ma accettate nella loro varietà e unicità.
Migone sottolinea inoltre come la salute mentale non possa essere definita univocamente attraverso parametri oggettivi, poiché ciò che è considerato normale o anormale varia in base ai valori dominanti e al contesto culturale. Questo richiama l’idea che, accogliendo la neurodiversità, si possa ampliare la comprensione della salute mentale includendo una gamma più vasta di esperienze e modalità di essere, senza stigmatizzarle come anomalie.
Il ruolo del contesto sociale e ambientale
Nicole Janigro evidenzia l’importanza del contesto sociale, sottolineando come la sofferenza psichica abbia spesso radici nelle disuguaglianze sociali e nell’accesso limitato ai servizi di supporto psicologico. Le disuguaglianze economiche e sociali rendono difficile per molte persone ottenere il supporto necessario per la loro salute mentale. In questo senso, la salute mentale non può essere vista solo come un fenomeno individuale, ma anche come una questione collettiva che richiede un intervento sistemico per migliorare le condizioni di vita di tutti.
Anche Lingiardi propone una visione della salute mentale che include il rapporto tra individuo e ambiente. Egli suggerisce che la salute mentale possa esistere anche in presenza di sofferenza, e che non si tratti di un benessere assoluto ma di una consapevolezza di sé e del proprio ruolo nel mondo. In questo senso, la salute mentale è vista come un processo che si sviluppa attraverso le interazioni con il contesto sociale e culturale, influenzato dai legami con gli altri e dalle esperienze quotidiane.
Neurodiversità, ambiente e identità
Integrazione tra neurodiversità e contesto sociale emerge anche dalle riflessioni di Pigozzi e Barbetta. Pigozzi paragona la salute mentale a un pentagramma: come la musica, la salute mentale ha bisogno di una struttura e di limiti entro cui svilupparsi. Questa struttura è influenzata dalle relazioni sociali e dalla cultura, fornendo a ciascun individuo le coordinate necessarie per costruire un senso di sé. Barbetta, invece, analizza la “salute mentale” come un sistema di significati ambivalente, in cui la categorizzazione dei disturbi spesso contribuisce allo stigma anziché eliminarlo.
Questi punti di vista sottolineano come la salute mentale sia una condizione dinamica, che riflette tanto la diversità interna degli individui quanto le influenze esterne. L’ambiente sociale può favorire o ostacolare la realizzazione personale, contribuendo a creare un senso di appartenenza o di esclusione. La salute mentale, quindi, non può essere separata dalle dinamiche collettive e dalle sfide poste dalle strutture sociali. Dunque,le diverse prospettive evidenziano che la salute mentale non è uno stato statico né un traguardo universale, ma un percorso di comprensione di sé e di accettazione della propria complessità. L’accettazione della neurodiversità, insieme a un approccio che tenga conto del contesto sociale e ambientale, può arricchire la nostra visione della salute mentale. Solo riconoscendo l’unicità delle esperienze individuali e il ruolo essenziale del contesto esterno, si può promuovere una salute mentale inclusiva che accoglie la complessità dell’essere umano, in tutta la sua imperfezione e varietà.