Introduzione
Sintesi della mia tesi di Laurea discussa a Firenze il 14/11/1989
Relatrice: Prof.ssa Maria Carla Papini
Controrelatrice: Prof.ssa Adelia Noferi
Il mito, elemento fondante dell’immaginario collettivo e culturale di molte civiltà, ha sempre svolto un ruolo cruciale nella riflessione sull’esistenza umana. Nell’opera di Cesare Pavese, il mito emerge non solo come un ritorno nostalgico alle origini, ma anche come uno strumento attraverso il quale esplorare la tensione tra la tradizione e il progresso, tra una visione statica del passato e la dinamica trasformazione imposta dal tempo e dall’esperienza.
Pavese e l’Interesse per gli Studi sul mito, di storia delle religioni e di Antropolo già culturale.
L’interesse di Cesare Pavese per il mito non è nato in un vuoto intellettuale, ma è stato alimentato dal suo profondo coinvolgimento negli studi delle religioni e nell’antropologia culturale. Pavese fu fortemente influenzato dalle teorie di studiosi come Carl Gustav Jung, Mircea Eliade e Karoly Kerényi, che lo portarono a sviluppare una visione del mito come una struttura fondamentale e universale della mente umana.
Carl Gustav Jung, con la sua opera Prolegomeni allo studio scientifico della mitologia, esercitò una notevole influenza su Pavese, in particolare attraverso i concetti di archetipi e dell’inconscio collettivo. Secondo Jung, i miti sono espressioni degli archetipi, forme primordiali presenti nell’inconscio collettivo dell’umanità. Questa idea risuona profondamente nell’opera di Pavese, che vede il mito non solo come una narrazione fantastica, ma come una chiave per comprendere le profondità dell’animo umano e i suoi conflitti più profondi.
Mircea Eliade, con i suoi studi sulla storia delle religioni, offrì a Pavese una comprensione del mito come fenomeno religioso e antropologico universale. Eliade interpretava il mito come un racconto sacro che riporta alle origini del mondo, un mezzo per accedere a una dimensione atemporale e sacra. Pavese, affascinato da questa prospettiva, utilizza il mito nelle sue opere per esplorare il rapporto dell’uomo con l’eternità, la natura e il sacro, e per riflettere sulla condizione umana in un contesto di cambiamento costante.
Un’altra figura centrale che influenzò Pavese fu Karoly Kerényi, uno dei più importanti studiosi di mitologia greca e co-fondatore della moderna mitologia comparata insieme a Jung. Kerényi, con i suoi studi sulle radici del mito e la sua interpretazione del mito greco come esperienza umana archetipica, aiutò Pavese a vedere i miti non solo come storie antiche, ma come manifestazioni perenni delle ansie, delle speranze e delle verità fondamentali dell’esistenza umana. L’approccio di Kerényi al mito come qualcosa di vivo, che si rinnova continuamente nell’esperienza umana, influenzò la visione di Pavese, che integrò queste idee nelle sue opere.
L’influenza di questi studiosi è particolarmente evidente in “Dialoghi con Leucò”, dove Pavese esplora i miti greci con una sensibilità moderna, evidenziando come questi antichi racconti siano ancora capaci di parlare alle angosce e alle aspirazioni dell’uomo contemporaneo. I miti, nel mondo di Pavese, diventano strumenti per comprendere l’identità, il tempo e la natura umana, e per sondare le profondità della psiche in un mondo che è in costante mutamento.
Questa dialettica tra radici e cambiamento è presente fin dai primi lavori di Pavese, in particolare nella raccolta di poesie “Lavorare stanca”. In questo corpus, e in modo particolare nella poesia “I mari del Sud”, il mito inizia a delinearsi come un tema centrale, prefigurando i conflitti che domineranno le opere narrative successive. Qui, il mito rappresenta il richiamo a una dimensione lontana e misteriosa, una sorta di Eden perduto che affascina e al contempo inquieta. Il mito diventa simbolo di un altrove irraggiungibile, contrapponendosi alla dura realtà quotidiana e segnando il primo contrasto tra il desiderio di evasione e il radicamento nella propria terra.
Nel passaggio alla prosa, questa tensione si approfondisce, venendo esplorata attraverso i personaggi e le loro esperienze di vita nei romanzi “Dialoghi con Leucò”, “Paesi tuoi”, “La casa in collina”, e “La luna e i falò”. In questi testi, il mito si intreccia con la dimensione esistenziale, diventando il terreno su cui si confrontano l’eredità delle origini e la trasformazione inevitabile imposta dal progresso. Pavese ci mostra come il viaggio verso il nuovo, pur cercando di riconnettersi con il passato, porti con sé una trasformazione irreversibile che rende impossibile un ritorno puro e incontaminato alle radici.
La Funzione Catartica della Scrittura
Per Pavese, la scrittura non era solo un mezzo di espressione artistica, ma anche uno strumento di catarsi personale. Attraverso il mito, Pavese esplora le proprie ansie, paure e desideri, utilizzando la narrazione come un modo per elaborare i propri conflitti interiori. Questa funzione catartica è evidente in molte delle sue opere, dove i personaggi affrontano situazioni estreme, e attraverso il confronto con il mito, raggiungono una sorta di purificazione o comprensione più profonda di sé stessi.
In “Dialoghi con Leucò”, ad esempio, i dialoghi mitologici diventano uno spazio in cui Pavese può esplorare temi come la morte, l’amore, e il destino, in un contesto che permette di distaccarsi dalle circostanze personali, sublimando le emozioni attraverso la lente del mito. Questo processo di trasfigurazione mitologica permette a Pavese di affrontare le proprie sofferenze, di dare un senso alle esperienze dolorose e di raggiungere una forma di risoluzione interiore, anche se temporanea.
Allo stesso modo, in “La luna e i falò”, il ritorno del protagonista al paese natale e la sua scoperta dell’irreversibilità del cambiamento sono simboli del viaggio interiore di Pavese stesso. La scrittura diventa un modo per confrontarsi con la perdita, il senso di alienazione, e l’impossibilità di ritornare alle origini, offrendo allo scrittore un mezzo per accettare la trasformazione e trovare pace in essa.
Analisi delle Opere
Lavorare stanca: Mito e Desiderio di Altrove
Nella raccolta “Lavorare stanca”, il mito emerge per la prima volta come un tema centrale nell’opera di Pavese. Nella poesia “I mari del Sud”, il mito rappresenta un altrove esotico e sconosciuto, simbolo di un desiderio di evasione dalla monotonia e dalla fatica del lavoro quotidiano. Questo mito dell’altrove riflette il contrasto tra il desiderio di esplorare nuovi orizzonti e il radicamento nella propria terra, un tema che diventerà ricorrente nelle opere successive di Pavese. I “mari del Sud” evocano un luogo mitico, lontano e idealizzato, che tuttavia rimane irraggiungibile, simboleggiando la tensione tra il sogno e la realtà.
Dialoghi con Leucò: Mito e Condizione Umana
“Dialoghi con Leucò” è una raccolta di brevi dialoghi in cui Pavese esplora temi mitici, riflettendo sulla condizione umana attraverso il prisma della mitologia greca. Qui, la tensione tra natura ed eredità tradizionale e il progresso si esprime attraverso la rappresentazione dei miti come una riflessione sull’esperienza umana. Il ritorno alle origini, incarnato nel mito, rappresenta una ricerca del senso primordiale della vita, ma questa ricerca è inevitabilmente segnata dalla consapevolezza della trasformazione e del cambiamento.
Paesi tuoi: Il Conflitto tra Terra e Modernità
“Paesi tuoi” rappresenta un viaggio nell’Italia rurale, dove la vita contadina è ancora fortemente legata alla terra e alle tradizioni. Qui, la tensione tra natura ed eredità tradizionale e progresso è palpabile nella rappresentazione della vita contadina come qualcosa di primitivo e immutabile, in contrasto con la modernità che irrompe attraverso il protagonista, un operaio della città. Il contatto con la terra e le sue crudeli realtà cambia per sempre il protagonista, rendendo impossibile un ritorno alla vita precedente senza portare con sé il peso di quella trasformazione.
La casa in collina: Guerra e Perduta Innocenza
“La casa in collina” è ambientato durante la Seconda Guerra Mondiale e riflette sul tema della guerra come un evento che rompe irreversibilmente il legame con le radici e la tradizione. Il protagonista vive una profonda crisi esistenziale, combattuto tra il desiderio di rifugiarsi nelle colline che rappresentano il suo passato
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Analisi delle Opere
Lavorare stanca: Mito e Desiderio di Altrove
Nella raccolta “Lavorare stanca”, il mito emerge per la prima volta come un tema centrale nell’opera di Pavese. Nella poesia “I mari del Sud”, il mito rappresenta un altrove esotico e sconosciuto, simbolo di un desiderio di evasione dalla monotonia e dalla fatica del lavoro quotidiano. Questo mito dell’altrove riflette il contrasto tra il desiderio di esplorare nuovi orizzonti e il radicamento nella propria terra, un tema che diventerà ricorrente nelle opere successive di Pavese. I “mari del Sud” evocano un luogo mitico, lontano e idealizzato, che tuttavia rimane irraggiungibile, simboleggiando la tensione tra il sogno e la realtà.
Dialoghi con Leucò: Mito e Condizione Umana
“Dialoghi con Leucò” è una raccolta di brevi dialoghi in cui Pavese esplora temi mitici, riflettendo sulla condizione umana attraverso il prisma della mitologia greca. Qui, la tensione tra natura ed eredità tradizionale e il progresso si esprime attraverso la rappresentazione dei miti come una riflessione sull’esperienza umana. Il ritorno alle origini, incarnato nel mito, rappresenta una ricerca del senso primordiale della vita, ma questa ricerca è inevitabilmente segnata dalla consapevolezza della trasformazione e del cambiamento.
Paesi tuoi: Il Conflitto tra Terra e Modernità
“Paesi tuoi” rappresenta un viaggio nell’Italia rurale, dove la vita contadina è ancora fortemente legata alla terra e alle tradizioni. Qui, la tensione tra natura ed eredità tradizionale e progresso è palpabile nella rappresentazione della vita contadina come qualcosa di primitivo e immutabile, in contrasto con la modernità che irrompe attraverso il protagonista, un operaio della città. Il contatto con la terra e le sue crudeli realtà cambia per sempre il protagonista, rendendo impossibile un ritorno alla vita precedente senza portare con sé il peso di quella trasformazione.
La casa in collina: Guerra e Perduta Innocenza
“La casa in collina” è ambientato durante la Seconda Guerra Mondiale e riflette sul tema della guerra come un evento che rompe irreversibilmente il legame con le radici e la tradizione. Il protagonista vive una profonda crisi esistenziale, combattuto tra il desiderio di rifugiarsi nelle colline che rappresentano il suo passato e la necessità di affrontare la brutalità del presente. La guerra, catalizzatore del cambiamento, distrugge ogni illusione di poter tornare a una condizione di innocenza o di stabilità.
La luna e i falò: Il Viaggio di Ritorno e l’Impossibilità del Ritorno
“La luna e i falò” è forse l’opera più emblematica di Pavese riguardo alla tensione tra il passato e il cambiamento. Il romanzo narra il ritorno di Anguilla, un uomo che, dopo molti anni passati all’estero, torna al suo paese natale nelle Langhe. Questo ritorno è però segnato dalla consapevolezza che il tempo ha irreversibilmente trasformato sia lui che il luogo da cui proviene. Anguilla si rende conto che il viaggio lo ha cambiato troppo perché possa reintegrarsi nel suo vecchio mondo. Il ritorno è impossibile non solo perché il paese è cambiato, ma perché lui stesso è diventato un’altra persona.
Conclusione
Nell’opera di Cesare Pavese, la tensione tra natura ed eredità tradizionale e progresso è un tema centrale che esplora la complessità dell’identità umana e il suo rapporto con il passato e il cambiamento. Nei suoi romanzi, il viaggio verso il nuovo è sempre segnato da una trasformazione irreversibile che rende impossibile un vero ritorno alle origini. Pavese mostra come il mito delle origini e il legame con il passato siano continuamente messi alla prova dalle forze dinamiche del progresso, rendendo impossibile un ritorno puro e incontaminato alle radici.
Bibliografia
Opere di Cesare Pavese:
- Pavese, Cesare. Mito e realtà. Collana Viola. Torino: Einaudi, 1959.
- Pavese, Cesare. Dialoghi con Leucò. Collana Viola. Torino: Einaudi, 1947.
- Pavese, Cesare. Paesi tuoi. Collana Viola. Torino: Einaudi, 1941.
- Pavese, Cesare. La casa in collina. Collana Viola. Torino: Einaudi, 1948.
- Pavese, Cesare. La luna e i falò. Collana Viola. Torino: Einaudi, 1950.
- Pavese, Cesare. Lavorare stanca. Collana Viola. Torino: Einaudi, 1936.
Studi di Mitologia e Religione:
- Frazer, James George. Il ramo d’oro. Traduzione di Attilio Brilli. Milano: Adelphi, 1981.
- Frazer esplora i miti e i riti delle culture primitive, evidenziando come il mito funzioni come un veicolo per comprendere i misteri della natura e dell’esistenza. L’influenza di Frazer è evidente nell’uso che Pavese fa del mito come strumento per esplorare la condizione umana.
- Jung, Carl Gustav. Prolegomeni allo studio scientifico della mitologia. Traduzione di Ernst Bernhard. Torino: Boringhieri, 1977.
- Eliade, Mircea. Mito e realtà. Torino: Boringhieri, 1964.
- Kerényi, Karoly. Gli dèi e gli eroi della Grecia. Torino: Einaudi, 1955.
- Kerényi, Karoly. Prolegomeni allo studio scientifico della mitologia, con Carl Gustav Jung. Torino: Boringhieri, 1969.
Critica Letteraria:
- Barthes, Roland. Il grado zero della scrittura. Torino: Einaudi, 1967.
- Barthes esplora la relazione tra forma e significato nella scrittura, con implicazioni sulla scrittura come processo di ricerca di un’identità e catarsi.
- Genette, Gérard. Figure III: Discorso del racconto. Torino: Einaudi, 1976.
- Genette introduce i concetti di narratologia, che possono essere applicati alla scrittura di Pavese per analizzare come la struttura del racconto contribuisce alla funzione catartica.
- Lacan, Jacques. Scritti. Torino: Einaudi, 1974.
- Una raccolta di testi psicoanalitici in cui Lacan esplora il linguaggio e la scrittura come manifestazioni dell’inconscio, rilevanti per comprendere la dimensione catartica nella scrittura di Pavese.
- Freud, Sigmund. L’Io e l’Es. Traduzione di Elvio Fachinelli. Torino: Boringhieri, 1972.
- Freud discute i meccanismi dell’inconscio, che sono fondamentali per interpretare la scrittura di Pavese come un processo di catarsi e di elaborazione dell’inconscio.
- Foucault, Michel. Le parole e le cose. Milano: Rizzoli, 1967.
- Foucault analizza le strutture del sapere e del linguaggio, fornendo un quadro per interpretare la funzione catartica e trasformativa della scrittura in Pavese.
- Blanchot, Maurice. Lo spazio letterario. Torino: Einaudi, 1980.
- Blanchot esplora la scrittura come uno spazio di crisi e di apertura verso l’ignoto, collegando la catarsi alla ricerca esistenziale e letteraria.
- Kristeva, Julia. Desiderio di lingua: una semiotica della letteratura. Roma: Meltemi, 2004.
- Kristeva analizza il linguaggio letterario come un processo di trasformazione psicologica, offrendo una prospettiva psicoanalitica sulla scrittura di Pavese.
- Ricoeur, Paul. Tempo e racconto. Milano: Jaca Book, 1986.
- Ricoeur esplora la narrazione come forma di comprensione del sé e del mondo, illuminando la funzione catartica della scrittura nella costruzione dell’identità.
Saggi sul Mito:
- Campbell, Joseph. L’eroe dai mille volti. Milano: Feltrinelli, 1959.
- Un’opera fondamentale che esplora l’archetipo dell’eroe nel mito, rilevante per comprendere l’uso del mito in Pavese.
- Durand, Gilbert. Le strutture antropologiche dell’immaginario. Roma: Dedalo, 1981.
- Durand analizza le strutture mitiche e simboliche che formano l’immaginario collettivo, offrendo strumenti per interpretare il mito nell’opera di Pavese.
- Calasso, Roberto. Le nozze di Cadmo e Armonia. Milano: Adelphi, 1988.
- Un saggio che esplora la mitologia greca e il suo significato profondo, con connessioni alla tematica mitica in Pavese.
- Cassirer, Ernst. Il mito dello Stato. Milano: Il Saggiatore, 1946.
- Cassirer esplora la funzione del mito nella costruzione dello Stato e della cultura, con implicazioni sulla visione del mito in Pavese.
- Vernant, Jean-Pierre. Mito e pensiero presso i Greci. Torino: Einaudi, 1970.
- Un saggio che esplora il ruolo del mito nella cultura greca, fondamentale per capire le radici classiche dei miti rivisitati da Pavese.
Scritti di Critica sull’Opera di Pavese:
- Asor Rosa, Alberto. Storia europea della letteratura italiana. Torino: Einaudi, 2009.
- Asor Rosa offre un’analisi dettagliata del contesto storico e culturale in cui Pavese ha operato, esaminando l’importanza del mito e della scrittura nell’opera pavesiana.
- Cases, Cesare. Cesare Pavese. Milano: Mondadori, 1978.
- Un classico studio critico sull’opera di Pavese, con un focus particolare sulla sua visione del mito e sull’uso della scrittura come strumento di esplorazione esistenziale.
- Ferrero, Ernesto. Il giovane Pavese. Torino: Einaudi, 1980.
- Ferrero esplora gli anni formativi di Pavese, analizzando come le sue prime esperienze e letture abbiano influenzato la sua visione del mito e la sua pratica letteraria.
- Luperini, Romano. La scrittura e l’inquietudine: Pavese, Vittorini, Calvino. Napoli: Liguori, 1996.
- Luperini esamina l’inquietudine esistenziale e il ruolo catartico della scrittura nell’opera di Pavese, confrontandolo con altri autori italiani del Novecento.
- Niva, Augusto. Il mito e il sacro nell’opera di Pavese. Bologna: Il Mulino, 1989.
- Un saggio che approfondisce il ruolo del mito e del sacro nella narrativa di Pavese, con particolare attenzione alla dimensione catartica della sua scrittura.
- Trombadori, Antonello. Pavese e il mito. Roma: Editori Riuniti, 1985.
- Trombadori analizza il rapporto tra mito e modernità nell’opera di Pavese, esplorando come il mito sia utilizzato come strumento per affrontare il disagio esistenziale.
- Sacchi, Mario. Cesare Pavese: il mito e l’impossibilità del ritorno. Milano: Mursia, 1987.
- Sacchi offre una dettagliata analisi del tema dell’impossibilità del ritorno nell’opera di Pavese, evidenziando come il mito venga utilizzato per esprimere la frattura tra passato e presente.
- Guglielmi, Angelo. Il ritorno impossibile: Pavese e il mito dell’origine. Torino: Einaudi, 1993.
- Guglielmi esplora il concetto di “ritorno impossibile” nell’opera di Pavese, concentrandosi sul modo in cui il mito funzioni come veicolo per esplorare la perdita irrimediabile delle radici.
- De Maria, Pasquale. Il mito del ritorno e la scrittura dell’assenza in Pavese. Roma: Carocci, 1995.
- De Maria analizza il mito del ritorno in Pavese come un tema centrale che si confronta con l’assenza e l’irreversibilità del cambiamento, mettendo in luce la dimensione catartica e dolorosa della scrittura.